Inauguration le 20 décembre
Spirit of Boz - Page 18
-
Labrys... bientôt l'inauguration
-
IL LABIRINTO NELLA TRADIZIONE ORALE – LA MEMORIA –
Frammento n. 2 di “The Truth of Labyrinth”
On songera ensuite à cette question: se pourrait-il que l’art devienne un jour un refuge contre le bruit et la fureur qui nous habite? On connaît notre réponse: un «mythe» fondateur, assorti d’une pratique assidue de l’humain. Une esthétique minimale et sans préjugé. Un point de vue contemplatif, à rebours de tout militantisme. Car, finalement, qu’est-ce qui nous fonde comme sujet? Qui suis-je? S’inquiétera-t-on.
Une interrogation lancinante. Elle s’entend au cœur de Spirit of Boz et rayonne dans toutes ses occurrences (tableaux, performances, écrits, etc.). En bout de course, elle en impliquera une autre, de loin plus étrange. Cette question, il faudra s’y arrêter. Nous l’aurons placée à l’entrée de la Forêt des âmes. Cette question la voici dans toute sa crudité: car, finalement, que sait-on de l’existence (ou non existence) de dieu?
Dieu: mystère des mystères, un scandale pour la raison, une pure folie, sinon le nerf de la guerre: une force insondable, chevillée à l’artiste depuis l’orée.
Maria Rebecca Ballestra
The itinerary of the wandering soul/ L’itinerario dell’anima vagante, 2015
spilli di metallo su carta, polvere di titanio su specchio, inchiostro su carta
trittico, 50 x 50 cm ciascun elementoopere di Maria Rebecca Ballestra realizzate durante la residenza per artisti Signal Fire in Arizona (USA): www.signalfirearts.org
Il tema del labirinto è spesso associato al mito del viaggio dei defunti, anche detto itinerario “dell’anima vagante” (da cui il titolo dell’opera). Per gli indiani O’Odham il labirinto era simbolo di nascita e di morte; come accadeva praticamente sempre, nell’antichità, nell’immaginario di questo gruppo di nativi americani il labirinto era concepito come unicursale: di forma rotonda e con 7 cerchi concentrici, il labirinto era caratterizzato da una sola entrata e un unico vicolo cieco in fondo al percorso. Le uniche due possibilità erano dunque quelle di giungere alla meta o di ritrovarsi al punto di partenza. Per gli O’Odham il labirinto si arricchisce della stilizzazione della figura umana all’ingresso del labirinto stesso: “The man in the Maze” (l’Uomo nel labirinto). Questo simbolo assume diversi significati: i Tohono O’Odham, infatti, si riferiscono all’”uomo nel labirinto” come a I’Itoi e ricollegandosi, in tal modo, al mito della creazione, ma anche al viaggio simbolico dell’umanità e di ogni singolo individuo verso il punto nero centrale del labirinto – la morte – per tornare ad essere Uno con I’Itoi, il dio che vive in un labirinto sotterraneo sotto la montagna Baboquivari.
LABIRINTICA
Belo 189, via Carducci 41, Gorizia
22 dicembre 2017 – 28 gennaio 2018Mostra collettiva con opere di Rachela Abbate, Maria Rebecca Ballestra, Julien Friedler, Mauro Panichella, Berty Skuber, Robert Smithson, Aldo Spinelli
22 dicembre 2017 ore 18.00, Belo 189: Inaugurazione Labirintica (a seguire visita allo spazio espositivo del Kinemax)
-
IL LABIRINTO NELLA DANZA – IL CORPO –
Frammento n. 40 di “The truth of Labyrinth”
A ce stade, on se contentera de les nommer.
Un, la Colère (Méphisto)
L’un de ses principaux paramètres tiendra de la «frontière» (subjective ou physique). L’idée sera celle d’une limite à ne pas franchir. La sensation évoquera une effraction, une violence intime proche d’un viol. Une souffrance qui criera vengeance. De fait, pareille «frontière» définira toujours une identité (singulière ou nationale). A y toucher, à la franchir, la réaction sera immédiate: la fureur. Un souffle brûlant. Une sourde explosion. Puis, le passage à l’acte. L’absence de contrôle. La perte de soi. Une aliénation foncière du Sujet, qui vomira l’intrus, le vouera aux gémonies, avant de chercher à l’abattre. Car, il en va de l’enveloppe identitaire, comme d’un corps: on ne saurait s’y attaquer sans encourir de risques. Souvent, le danger sera même maximal «tout cela pour un rien, une bêtise, songera le sage, médusé, l’œil rivé aux feux qui se propagent».Deux, la Vanité (le Matamore)
Pareille passion s’étalera, se diversifiera, se prolongera en une parade, un «donné à voir». Déchaînée dans nos sociétés où le show est vénéré, on imagine mal les dégâts qu’elle provoque. Carrières, performances, orgueils divers sont ses atouts. Le Matamore s’avancera sur les tréteaux et entamera une danse pathétique. Ne suis-je pas le plus beau, ou le plus riche ou le plus talentueux ou le plus puissant, sinon les quatre en même temps? Il fait la roue, le Matamore, il se la joue. Son art est l’illusion des grandeurs, une folie sensée nous aider. Une façon « d’acting out » apte à pousser le Sujet dans ses derniers retranchements. Car il court le Matamore en clamant sa vanité à tout va. Viendrait-on à le rabaisser, qu’à nouveau sera franchie une «frontière». Là, où se niche une bête blessée prête à mordre ou tuer tant est grande sa fureur.Trois, la Peur (l’Esclave)
Pareil sentiment est irradiant et peut s’appliquer sur une multitude d’objets: de l’araignée à la mort, en passant par bien des métamorphoses (phobies, crainte de l’abandon, etc.). Son ultime déterminant sera la peur de l’Autre, avec cet effet une paralysie du corps et de l’esprit. Car la peur tétanise le Sujet. L’Esclave à genoux, implorant on ne sait quel dieu, régressera, se rétractera, en se vidant de ses forces. Une régression qui nous ancre dans d’obscurs automatismes. L’Esclave sera comme le jumeau inversé du Matamore.Quatre, l’Ignorance (l’Ombre)
Il s’agit d’une pulsion active, originaire. L’Ombre plonge dans nos inconscients et nos errances. Car, elle s’est déjà faufilée dans nos existences. Omniprésente, elle est le démon-souche celui dont découlent les trois autres. On ne saurait éradiquer une Ombre, à moins de sombrer dans un fol espoir: un savoir absolu (ou souverain bien) révélé, dogmatique, aux «frontières» faussement gravées dans de l’airain. L’Ombre a la consistance de la fumée, là voilà d’ailleurs qui nous enveloppe et nous étouffe. A rebours des vérités qu’il nous incombe de protéger.
«Tellement insignifiantes», dirait le Sage, trop conscient de nos limites.Maria Rebecca Ballestra
Interludio – I quattro spiriti, 2017
video proiezionecoreografia di Marcello Algeri
interprete e immagini a cura di Proballet
testi di Julien Friedler
musiche di Ciro Perrino
montaggio di Salvatore RugoloNell’antichità, ed in particolare nei testi mitologici della classicità, la figura del labirinto veniva in molti casi a coincidere con l’idea e la pratica della danza. La prima tappa di questo progetto prende dunque avvio dalla constatazione di come queste due identità – la danza e il labirinto – fossero state per lungo tempo, nella cultura occidentale, un tutt’uno inseparabile.
L’opera video dal titolo Interludio – I quattro spiriti ci mostra dunque una coreografia realizzata appositamente per questo progetto allo scopo di rimettere in essere la coincidenza dell’immagine del labirinto con la pratica della danza. Spunto dell’opera sono i quattro spiriti enunciati nel frammento di Friedler – la collera, la vanità, la paura e l’ignoranza – moti dell’animo interpretati dalla ballerina protagonista di questo video.
-
Labrys
Labrys è un progetto di arte contemporanea diffusa, nel tempo e nello spazio.
Labrys è un progetto in nove tappe dell’artista visiva Maria Rebecca Ballestra, liberamente ispirato alla lettura della raccolta di testi di Julien Friedler The Truth of the Labyrinth: 56 frammenti di natura filosofica e psicologica che operano una sorta di riscrittura di una mitologia contemporanea.
Le nove tappe del progetto corrispondono ciascuna a uno dei testi composti da Julien Friedler: artista, scrittore e psicanalista, nato a Bruxelles nel 1950.
Il fine di ciascuna tappa è quello di indagare il significato dell’oggetto “labirinto”, di cui si analizza, ogni volta, una diversa simbologia.
Il tema del labirinto, infatti, è stato sempre storicamente investito – dalla letteratura, dalla mitologia, dall’arte, dalla società – di significati “altri”, ed è proprio questo lo scopo che si è prefissata Maria Rebecca Ballestra con questo progetto: indagare, in ogni tappa, un macro-tema diverso, sempre legato all’immagine del labirinto e al rapporto uomo-coscienza. Nella fattispecie, infatti, i temi affrontati in questa sede sono quelli della memoria, della morte, del corpo, dell’immaterialità, del gioco, del sogno, del mistero, del pellegrinaggio, del sacrificio: istanze antichissime che popolano le riflessioni di intellettuali e artisti sin dalle origini dell’uomo, da prima ancora che fosse inventata la scrittura. Allo stesso tempo, però, esse non smettono di essere attuali e contemporanee, dal momento che continuano a popolare anche le riflessioni dei giorni nostri.
Seguendo dunque il percorso – spaziale e temporale – che l’artista ha tracciato per noi, possiamo godere della possibilità di interrogarci su temi relativi al mito del labirinto, quali la conoscenza dell’universo, l’indagine della coscienza su sé stessa, le religioni, il rapporto corpo-psiche, e così via.
Possono infatti mutare le condizioni tecnologiche, i frangenti storici, i rapporti tra Uomo e Natura, ma la società e il singolo si troveranno a fronteggiare sempre gli stessi quesiti esistenziali e conoscitivi, come in un eterno, mirabolante labirinto in cui veniamo accompagnati oggi per mano da un’artista che sa vivere e interpretare il proprio tempo.
Questo progetto prende avvio dagli spazi di Parco Basaglia per diffondersi poi, nel tempo e nello spazio, in altri luoghi della città di Gorizia.
Maria Rebecca Ballestra trasforma infatti la città di Gorizia in un labirinto, invitando il visitatore a “trovare” e visitare le varie tappe di questa mostra in luoghi inaspettati – non adibiti normalmente all’arte contemporanea – e in momenti diversi.
Per questo Labrys è un progetto di arte contemporanea diffusa, nel tempo e nello spazio.
Stay tuned.
-
Spirit of Boz : The new Refuge
-
La Forêt des âmes
Regardez, écoutez, savourez la Forêt des âmes...